Le sfide dell’innovazione tecnologica

Published: Maggio 16th, 2022

Fare previsioni per il futuro, tra Covid e guerra, individuare e scegliere quali strade percorrere, sta diventando sempre più complesso. Un’utile riflessione emerge da una recente ricerca del Politecnico di Milano che ha indagato cosa può venirci in aiuto in un contesto economico, politico e sociale così incerto: la ridefinizione dei problemi tramite logiche creative che aiutino a trovare nuove soluzioni.

Tre sarebbero, secondo lo studio, le logiche creative che permettono di affrontare le sfide dell’innovazione: il ragionamento analogico per giungere a una conclusione confrontando in modo induttivo premesse precedentemente stabilite ottenendo così un risultato prodotto di un’analogia; il pensiero associativo che aiuta le persone a scoprire qualcosa di nuovo ed amplia i confini della conoscenza del mondo; il ragionamento abduttivo che  crea nuova conoscenza attraverso la formazione di ipotesi esploratorie.

Tra queste tre forme di logiche creative esiste però una differenza che è bene tenere a mente. Il ragionamento analogico funziona bene nelle sfide di innovazione ben definite dove creare analogie con soluzioni già esistenti può aiutare ad affrontare problemi ben definiti nella gestione della nuova sfida.   Nelle sfide mal definite il ragionamento analogico risulta invece meno efficace del pensiero associativo e del ragionamento abduttivo che invece danno i risultati migliori attraverso la costruzione di scenari what-if. Secondo la definizione data dal filosofo Marcello Frixione, ragionando in modo abduttivo si parte da alcuni fatti che si vogliono spiegare (premesse) e si cerca di individuare una possibile ipotesi che li spieghi.

Dedurre e creare possibili spiegazioni per definire un problema può aiutare ad esplorare lo spazio del problema e a vederne altri aspetti.  È in questa direzione quindi che bisognerebbe rivolgersi, sia come singoli che come organizzazioni o imprese, per affrontare le sfide dell’attuale momento storico: la capacità di immaginare scenari probabili, possibili e plausibili è un aspetto importante per gestire il problema stesso. Del resto, follia è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi: frase attribuita ad Albert Einstein, ma talvolta anche a Benjamin Franklin e Mark Twain.  Indipendentemente dalla paternità dell’affermazione, è chiaro che per affrontare contesti diversi bisogna modificare i punti di vista. Affrontare un cambiamento significa gestire un ciclo emotivo a cinque fasi: si passa da un iniziale ottimismo ingiustificato alla doccia fredda del pessimismo ingiustificato, fase nella quale molti decidono di mollare la sfida. Se si riesce a proseguire, puntando sui propri meccanismi di forza di volontà si va verso la terza fase che è lo stadio del vero cambiamento: il realismo incoraggiante, anticamera della penultima fase: l’ottimismo giustificato. L’ultimo stadio è il cambiamento realizzato, assolutamente da festeggiare: ogni processo di cambiamento ha bisogno di un inizio e di una fine definite. Un meccanismo utile da ricordare in questo periodo storico turbolento ma gestibile se restiamo focalizzati ad analizzare come noi stessi stiamo gestendo il cambiamento nel nostro lavoro e nelle nostre vite.